La tradizione di Sri T.Krishnamacharya

Sri Tirumlai Krishnamacharya nasce nel 1888 e vive fino a 101 anni. Dopo gli studi dei Veda, della lingua sanscrito e del Samkhya, il più antico sistema filosofico indiano su cui si basa lo Yoga, nel 1916 si ritira in una caverna nell’Himalaya dove rimane e studia per 7 anni insieme al suo Maestro Sri Ramamohan Brahmachari. Tornato nel mondo si reca nel Bengala dove approfondisce gli studi dell’Ayurveda con il noto Maestro Krishna Kumar, seguendo il suo grande interesse per i malati che nutriva da sempre. Nel 1924 il rajah del Mysore apre una scuola per lui e diviene lui stesso un suo allievo. Seguendo le indicazioni del suo maestro himalayano ben presto Krishnamacharya rivolge la sua attenzione alla cura delle persone malate attraverso lo Yoga e l’Ayurveda e, curando tra altri alcuni personaggio famosi, diventa sempre più conosciuto come guaritore mentre dalla sua scuola cominciano ad uscire insegnanti che sarebbero diventati famosi e avrebbero sparso lo Yoga in tutto il mondo, tra cui anche i suoi figli T.K.V. Desikachar e Shribbharan.

svastikasana

"Non è l’individuo che deve adeguarsi allo yoga, ma si deve studiare una pratica adatta all’individuo" - Krishnamacharya

Adattamento individuale e guarigione

Krishnamacharya mise particolare peso sulla necessità di adattare le posture ai bisogni individuali degli allievi e pazienti, alla loro età, ai loro diversi stili di vita, e ai loro disturbi e malattie, ed elaborasse le sue pratiche in modo da portare alla guarigione i suoi pazienti. Ogni allievo ha necessità personali che l’insegnante deve riconoscere e valorizzare seguendolo nel suo percorso di graduale avanzamento. La malattia è uno dei 9 ostacoli allo sviluppo della chiarezza mentale e all’illuminazione (YS I.31), e Krishnamacharya sosteneva che deve essere curata. “Krishnamacharya era certo che una pratica yogica, correttamente adattata all’individuo, mette in grado di scoprire la relazione con lo spirito che è la scaturigine del corpo e della mente.” (vedi Il cuore dello Yoga, TKV Desikachar, p.15). In questo modo anche la parte malata della persona può essere reintegrata completamente nella personalità, e solo così la reintegrazione può essere completata e rimanere in modo permanente. E molto interessante osservare come dalla sua scuola siano usciti dei maestri molti diversi tra di loro, ognuno con una personalità e con un suo stile d’insegnamento particolare, proprio perché il loro Maestro aveva la capacità di far trovare e far reintegrare in ogni allievo le sue particolarità e talenti personali. Gli adattamenti acquistano ulteriore importanza quando prendiamo in considerazione il fattore dell’impermanenza. Ogni persona è diversa, ha un corpo diverso e una mente diversa, e nello stesso modo ogni persona è soggetta al cambiamento continuo. Lo stesso allievo di ieri oggi sarà diverso.

"Devo tenere sempre presente che ogni studente non è oggi la persona di ieri, né sicuramente quella di una settimana fa, anche se mi sta ponendo la stessa domanda. Questo è il messaggio principale trasmesso da mio padre, che contrasta decisamente con il modo in cui in genere si insegna lo Yoga" - Il cuore dello Yoga, TKV Desikachar

Il ruolo delle donne

Krishnamacharya era in avanti al suo tempo anche con la sua famosa affermazione che anche le donne avevano il pieno diritto di praticare lo yoga e partecipare alla vita spirituale. Anche questa sua affermazione era fondata nei testi antichi che raccontano delle pratiche delle donne nei tempi antichi, usanza che più tardi era svanita. “Sosteneva che le donne, nutritrici della società, hanno uno speciale bisogno e uno speciale diritto di praticare lo yoga, e sottolineava i benefici dello yoga nella gravidanza. Predisse che le donne avrebbero avuto una parte di primo piano nella diffusione dello yoga nel mondo.” (vedi Il cuore dello Yoga, TKV Desikachar, p.16). Oggi possiamo in effetti testimoniare che questa sua affermazione si è avverata quando osserviamo che la percentuale delle donne nelle classi di yoga e tra gli insegnanti è tuttora molto superiore di quella maschile. Un’altra particolarità della tradizione di Krishnamacharya è la sua interpretazione di Prana e Kundalini. Krishnamacharya non le spiegava come due energie separate, ma piùttosto definiva la Kundalini come un ostacolo al libero scorrere del Prana in tutto il corpo. Praticando lo Yoga la Kundalini viene bruciata man mano fino a liberare infine il passaggio al Prana. Anche con questa affermazione Krishnamacharya si appoggia alle sue vaste ricerche nei testi antichi.