15/07/2017
impermanenza

Impermanenza

La vita è per tutti cambiamento, e il cambiamento implica separazione. La nascita, lo sviluppo, la pubertà, il distacco dai genitori, le relazioni affettive, la malattia, la menopausa, l’invecchiamento, la morte, ci impongono di fare i conti con l’esperienza dell’impermanenza. Sono in molti a sperimentare il dolore della separazione e della perdita, e quotidianamente sperimentiamo cambiamenti piccoli o grandi, dalla pausa pranzo che finisce, al salutare gli amici al licenziamento, al trasloco. Spesso le nostre aspettative e desideri vengono delusi. Spesso siamo incapaci di affidarci alla vita, a lasciare andare gli attaccamenti non (più) funzionali alla crescita personale che manteniamo alimentandoli con le nostre paure. Il cambiamento è preannunciato da una crisi. Il termine ‘crisi’, di origine greca, oltre il significato di separazione, decisione, conflitto, giudizio, scelta e prova, indica OCCASIONE. Quindi la crisi è anche un’occasione per un cambiamento, può diventare il punto di svolta per un miglioramento della nostra condizione, se possiamo accettare il cambiamento.
Occorre prendere coscienza della propria crisi, accettarla in modo non giudicante per integrarla e metabolizzarla, in modo da vivere consapevolmente ogni età della vita. Solo vivendo in modo consapevole e positivo, non-giudicante le fasi di svolta potremo favorire la nostra crescita e liberazione interiore.

L’impermanenza è lo stato NATURALE: nulla è permanente, nemmeno il dolore fisico, tutto continua a mutare, tutto è passeggero. Invece di attaccarci in modo giudicante, occorre restare, scorrere e osservare il mutamento: L’unica costante è il cambiamento. Ogni altra cosa è illusione, sia nel microcosmo che nel macrocosmo.

Le cose non sono che raggi di luce, fulmini di una frazione di un secondo, alla quale l’essere umano si attacca, tentando di afferrarle, credendolo permanente. Ma le cose mutano e cambiano in ogni secondo, e chi si attacca le percepisce quale dolore e sofferenza.
Secondo la visione theravada tutto si dona per amore, nulla permane. Tutto scorre senza mai fermarsi. Un uomo non può bagnarsi due volte nello stesso fiume.

Il darsi viene percepito come bellezza!
La natura si dà continuamente e viene percepita come bellezza pura.
L’attaccarsi e resistere a questo naturale flusso viene percepito quale sofferenza.
Tutto è amore e bellezza, e tutto origina nel vuoto, nella vacuità, che è pura Luce piena di Amore, abbondanza e infinita saggezza. Questa è la saggezza, la scoperta e la conoscenza dei Buddha, oggi confermata da diversi scienziati della fisica quantistica.

L’essere umano crea la propria sofferenza, non realizza e non accetta, anzi nega e giudica l’eterno mutamento e scorrere delle cose attaccandosi ad esse, agli oggetti, alle persone, ai concetti, alle idee, a pensieri ed emozioni, e alle situazioni.
L’attaccamento è una tensione mentale e fisica; la conseguenza è dolore e sofferenza.
Il continuo desiderare e rifiutare (giudizio!) continua quindi a creare attaccamento e sofferenza. Per liberarsi dalla sofferenza l’uomo deve accettare il flusso delle cose, il cambiamento continuo che non è nel suo controllo. Deve comprendere che tutto è illusione, deve tornare all’amore e alla bellezza naturale ed universale. Ciò non è attaccamento bensì assoluta libertà e assoluta bellezza e amore incondizionati.
Incontrando quindi anche il dolore con amore invece di giudicarlo si dona all’anima, e con ciò all’energia universale naturale. Rinunciando al giudizio scioglie l’attaccamento e l’energia torna a scorrere, il dolore si libera nello spazio infinito. Il dolore e la sofferenza altro non sono che l’anima che vuole trasportarci nel continuo scorrere naturale, portandoci alla nostra destinazione – la liberazione dal mondo limitato delle illusioni, dalla sofferenza. Rinunciando al giudizio l’uomo si restituisce alla natura alla quale appartiene, dalla quale nasce, e alla quale torna.

“Ciò che rifiuti permane, ciò che combatti si rinforza, ciò a cui resisti persiste”
(Eckhart Toelle)

Lo stato di liberazione si chiama Samadhi, la liberazione finale è il Nirvana, che significa ‘estinzione’ – l’estinzione dell’illusione. Il paradiso non è un luogo esterno ma uno stato di coscienza. Lo stato di assoluta libertà, amore, gioia e abbondanza è innato in noi, è la nostra Vera Natura, l’Essenza, dimenticata dietro i veli delle illusioni, che la nostra mente prende per permanente e reale.
Facendo esperienza tramite la percezione, e non il pensiero, che possiamo comprendere la vera natura della realtà del Nirvana – la mente, l’io illusorio, l’ego, non è in grado di comprendere. La mente è condizionata e limitata nei suoi concetti di un mondo permanente e finito, perciò non possiamo comprendere l’infinito e l’eterno se non facendone esperienza nella meditazione.

“La felicità comune è come la rugiada su una foglia d’erba: scompare molto rapidamente. Il fatto che svanisca ne rivela l’impermanenza e la dipendenza da altre forze, cause e condizioni.” SS Dalai Lama

Cause, forze e condizioni determinano ogni cosa esistente, determinando così la dipendenza e l’impermanenza anche di noi stessi.
Essendo la persona al centro di ogni cosa, e quindi a creare situazioni e problemi, è bene impiegare del tempo ad osservare come la mente percepisce se stessa (meditazione), quali sono gli aggregati che compongono la sua percezione. Puoi scorgere il sorgere di ogni pensiero, sensazione, immagine mentale;puoi toccare il punto in cui la coscienza stessa giunge a percepire se stessa …fino a scomparire.
“Quando i fenomeni sono analizzati individualmente come privi di sè,
e ciò che si è analizzato diventa oggetto di meditazione,
quella è la causa da cui si ottiene il frutto, il nirvana.
Non si raggiunge la pace passando per qualsiasi altra causa.” – Buddha